Senigallia

Senigallia - Storia Rinascimentale

Senigallia (Snigaja in dialetto gallo-piceno) è un comune italiano di 44 706 abitanti della provincia di Ancona nelle Marche, secondo della provincia per numero di abitanti dopo il capoluogo, nonché il sesto più popolato della regione. È una delle principali località turistiche delle Marche, richiamante visitatori da ogni parte d’Italia e d’Europa, anche grazie alla famosa spiaggia detta “di velluto”. Dal 1997 Senigallia si fregia ininterrottamente della Bandiera Blu, il riconoscimento che la FEE (Foundation for Environmental Education) rilascia alle località che garantiscono qualità delle acque di balneazione, attenzione alla gestione ambientale, informazione all’utente, servizi e sicurezza in spiaggia. Nella prima metà del XV secolo la città finì nell’interesse e dominio della famiglia riminese dei Malatesta, grazie alla sua particolare posizione strategica esattamente equidistante tra Ancona e Fano. Fu Sigismondo Pandolfo Malatesta in particolare che si interessò a Senigallia, tanto da essere considerato il “rifondatore” della città. Decise la ricostruzione della cinta muraria e dei bastioni difensivi, seguendo in parte il vecchio tracciato delle mura abbattute e realizzando così una città fortificata dalla forma rettangolare, seguendo un progetto che aveva come base il cardo ed il decumano della città romana e duecentesca ed inglobando nelle nuove difese il fortilizio fatto realizzare dall’Albornoz, che da questo momento divenne il nucleo su cui successivamente verrà edificata la Rocca Roveresca. Oltre a rinnovare la città era necessario ripopolarla e svilupparla, per questo Sigismondo diede nuovo impulso alla vecchia Fiera della Maddalena e stabilì delle agevolazioni fiscali per chi desiderasse trasferirsi nella “nuova città”, attirando in questo modo molta gente dalle varie parti d’Italia. Tra questi il nucleo della successiva comunità ebraica che aiutò a dare nuova linfa ai commerci della città. La ricostruzione era però così costosa da costringere il Malatesta a contrarre debiti con il papa Pio II, che per questo gli tolse il possesso della città per passarla ad Antonio Piccolomini. La nomina a Papa di Sisto IV farà trasferire il controllo di Senigallia a Giovanni della Rovere, nipote del pontefice, che assunse il titolo di Duca[14]: di questo passaggio rimane ancora segno nelle scritte IO DVX IO PRE [Giovanni, duca (di Sora ed Arce) e prefetto (di Roma)] incise nelle pietre all’interno della Rocca detta appunto “roveresca”. Negli anni successivi Giovanni della Rovere sposerà Giovanna da Montefeltro, figlia di Federico, capo dell’antica e prestigiosa famiglia che dominava sulla città di Urbino e tutto il nord delle Marche. Giovanni morirà nel 1501 dopo 27 anni, lasciando la città ammodernata, creando un Catasto, allargando le mura e dando vita alla Rocca per difendersi dal lato del mare, perfezionando i lavori di bonifica della palude, aumentando gli spazi verdi e pavimentando le strade. Della Rocca si occupano gli architetti Gentile Veterani (che progettò il rivellino), Luciano Laurana (autore di varie modifiche agli interni) e Baccio Pontelli (ideatore dei quattro torrioni posti agli angoli della struttura). Quest’ultimo si impegnò anche nel progettare un nuovo convento e la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, iniziata nel 1491. A cavallo tra XV e XVI secolo Senigallia cadde brevemente sotto il dominio di Cesare Borgia, passato alla storia come il duca Valentino, descritto come esempio di homo novus ne Il Principe di Machiavelli. In pochi anni, assecondato da suo padre papa Alessandro VI, riuscì a creare un dominio personale che andava dall’attuale Romagna fino a parte del nord delle Marche, diventando di fatto una potenza locale. Divenne celebre in questo contesto, passando alle cronache storiche (Machiavelli), un incontro offerto dal duca Valentino ai suoi antichi alleati, ma poi traditori e avversari della zona, i quali finalmente ravvedutisi e concilianti furono invitati cortesemente in città al fine di giungere ad un accomodamento stabile e pacifico. La vicenda si concluse, invece, con una spietata vendetta nota come strage di Senigallia, in cui il duca fece proditoriamente arrestare e quindi uccidere i suoi ospiti dal suo séguito di armigeri.