Imola

Imola - Storia Rinascimentale

Imola (Jômla in romagnolo, Forum Cornelii in latino) è un comune italiano di 69 938 abitanti della città metropolitana di Bologna in Emilia-Romagna. È il maggior comune della città metropolitana per estensione e il secondo per numero di abitanti, dopo Bologna. È sede amministrativa del Nuovo Circondario Imolese. Nel XIII secolo le principali famiglie nobili di Imola erano così schierate, famiglie ghibelline: Pagani, Sassatelli, Mendoli, Nordigli; famiglie guelfe: Brizzi (o Brizi), Alidosi, Vajni. Nonostante lo stato di guerra latente (con Bologna e Faenza), Imola continuò ad ingrandire il proprio territorio: nel 1235 ottenne dall’abbazia di S. Maria in Cosmedin (di Ravenna) la massa di S. Paolo (futura Massa Lombarda) per cento anni. Nel corso del XIII secolo Imola si sviluppò come vivace centro agricolo; la produzione alimentare in eccedenza trovò sbocco anche sui mercati esterni. Imola aveva un porto lagunare, Conselice, cui era collegata tramite un canale navigabile. Da Conselice le merci giungevano al Po e quindi al mare. In questo periodo la città conobbe un notevole sviluppo demografico: i 4.200 abitanti del 1210 salirono fino ai 7.000 circa della metà del secolo, più di quanti ne avesse avuti in età romana. Nel 1232 il palazzo comunale fu ingrandito con la costruzione di una nuova ala. Il nuovo edificio fu unito a quello precedente con un “voltone” (tuttora esistente). Nel 1259 fu costruita la rocca. Undici anni prima, nel 1248, Imola era passata per la prima volta allo Stato della Chiesa. I rapporti di forza con Bologna furono rovesciati: Bologna (città guelfa), grazie al nuovo clima politico, si avviò a diventare il centro egemone. La ghibellina Imola dovette “pagare pegno” a Bologna accettando di ospitare un centinaio di famiglie provenienti da città lombarde fedeli all’imperatore (Mantova e Cremona) nel suo territorio. Si ebbe così la fondazione di Massa Lombarda. Nel 1254 Bologna cacciò le famiglie filo-imperiali da Imola, imponendo il proprio controllo politico sulla città. Fu istituita la carica di «capitano del popolo», che a Imola era sconosciuta. Opportunamente, Bologna decise di indicare un proprio uomo solamente alla carica di podestà, mentre riservò l’ufficio di capitano del popolo a un “indipendente”, ovvero a un militare “forestiero” (spesso toscano). Ma nel 1263 la regola saltò: per entrambe le cariche furono scelti uomini di provenienza bolognese. Le forze filo-imperiali organizzarono una rivolta e cacciarono le famiglie filo-papali. La reazione di Bologna fu spietata: assediò Imola, la prese, abbatté le mura e interrò i fossati. Oltre a demolire le difese cittadine, demolì anche le istituzioni, cancellando ogni residua libertà cittadina. Imola e il suo territorio furono accorpati al Comune di Bologna. Nel 1278 papa Niccolò III frenò le mire espansionistiche di Bologna: ebbe così termine il dominio bolognese su Imola, che tornò libero comune. Nel 1296 un esercito guidato da Maghinardo Pagani e Galasso da Montefeltro, capitani di una lega ghibellina, oltrepassò il Santerno ed occupò la città (1º aprile). Nel 1299 Maghinardo fu eletto podestà, carica che mantenne fino alla morte, nel 1302. Con la morte di Maghinardo, la dinastia Pagani si estinse. La città tornò nominalmente sotto il dominio dello Stato della Chiesa. A quel tempo esistevano in città più ospedali, ciascuno gestito da una confraternita o da un ordine monastico. Tra essi vi era quello gestito dalla fondazione ospitaliera dei Devoti (confraternita laicale ispirata al movimento francescano). Fondato nel 1266, nel corso degli anni inglobò altri ospedali cittadini, fino a diventare il principale ospedale della città. Nel 1315 il comune decise di rilevare l’amministrazione dell’ospedale (che aveva assunto il nome di S. Maria della Scaletta o “dei Devoti”) per gestirlo direttamente. Nel 1309 la sede del papato fu trasferita in Francia (inizio della cattività avignonese). In breve tempo Imola divenne contesa tra le principali famiglie cittadine. Tra i ghibellini Nordigli ed i guelfi Alidosi prevalsero questi ultimi: nel 1334 Lippo prese la città e cacciò la famiglia rivale. Imola divenne il più fedele alleato del papato in Romagna. Il casato espresse anche alcuni vescovi cittadini: Carlo Alidosi (1342-54) e Lito Alidosi (1354-78). Gli Alidosi vararono un nuovo statuto cittadino (1334); inoltre avviarono il potenziamento della rocca costruita nel 1259, fino a raddoppiarne le dimensioni. Alla metà del secolo le porte della città erano quattro: due sulla via Emilia (d’Alone, verso Bologna, e Spuviglia, verso Faenza), una a nord (Porta del Piolo, oggi Porta Appia) e una a sud (Porta della Posterla). Secondo l’estimo del 1312 Imola contava oltre 11.000 abitanti. Nel 1348 la peste nera uccise a Imola, come altrove, almeno un terzo della popolazione. Alla metà del Trecento i conventi fuori Imola, sparsi nei borghi, dovettero trasferirsi entro le mura. Fu così che entrarono in città Serviti, Olivetani, Agostiniani, Gesuiti, Canonici, Domenicani, Conventuali (di San Francesco), Carmelitani, Gerolamini, oltre a Domenicane, Clarisse, Agostiniane (o Maddalene) e Cappuccine. Risale al 1360 la più antica testimonianza di un’attività professionale esercitata in città da un ebreo. Nel 1351 i Manfredi di Faenza e gli Ordelaffi di Forlì (ghibellini) attaccarono inutilmente la città. Nel 1402 Imola prese parte alla Lega che sconfisse Gian Galeazzo Visconti, Signore di Bologna. La vendetta dei Visconti fu consumata nel 1424, quando il condottiero Angelo della Pergola, “capitano” per Filippo Maria Visconti, espugnò la rocca catturando Ludovico Alidosi e il figlio Beltrando (24 febbraio 1424). Fu la fine del lungo dominio alidosiano su Imola. Nel 1426 attaccato da due fronti (Venezia e Firenze alleate) il Visconti, per non consegnare Imola a due potenze nemiche, la cedette alla Santa Sede. Il legato pontificio (più tardi cardinale) Domenico Capranica inaugurò un nuovo regime negli affari pubblici. Passarono alcuni anni, durante i quali i Visconti si riorganizzarono. Nel 1434 invasero di nuovo la Romagna allo scopo di contrastare il potere di Venezia. La Serenissima si alleò con Ferrara e con la Santa Sede. La coalizione fu sconfitta (28 agosto 1434) nei pressi di Imola. I Visconti scelsero la città corneliese come base per la loro espansione e ne affidarono il controllo a Guidantonio Manfredi, signore di Faenza. Gli anni manfrediani furono caratterizzati dall’aumento dei terreni coltivati, dall’erezione di una nuova cinta muraria e dalla ristrutturazione della rocca. Nel 1471 Galeazzo Maria Sforza, nuovo signore di Milano, sottrasse la città a Taddeo Manfredi. A differenza dei Visconti, gli Sforza cercarono l’alleanza con la Santa Sede. Ne fu chiara testimonianza la decisione del duca di cedere Imola al cardinale Pietro Riario. Successivamente il Riario la donò al fratello Girolamo, che sposò una figlia del duca Galeazzo Maria Sforza, Caterina. Il matrimonio fu celebrato nel 1477, quando la giovane aveva 14 anni. Imola con il suo contado costituirono parte della dote nuziale. Caterina Sforza segnò un periodo della storia di Imola, legando le sue vicende personali al destino della città. Nel 1480 Girolamo e Caterina si recarono a Roma, dove Girolamo ottenne anche la signoria di Forlì, a scapito della famiglia degli Ordelaffi, dopo la morte di Pino III. Girolamo Riario fu insignito del governo del «Principato di Forlì e Imola». Questo portò diversi vantaggi a Imola, che fu abbellita con splendidi palazzi e luoghi d’arte. Furono costruiti: Palazzo Novo (o del Signore, o dei Riario, oggi Palazzo Sersanti); Palazzo “el Cappello” o Della Volpe; Palazzo Machirelli (chiamato poi Palazzo Dal Pozzo); Palazzo Calderini (poi Paterlini). “Queste costruzioni imolesi, come quelle dei Palazzi Riario di Roma e di Forlì, furono ideate da un grande pittore che era pure architetto e fino dall’epoca romana in dimestichezza con Girolamo: Melozzo da Forlì”. Quattro anni dopo, Girolamo fu assassinato a Forlì, il 14 aprile del 1488 da una congiura capeggiata dalla nobile famiglia forlivese degli Orsi. Caterina stessa fu imprigionata, ma poi riuscì abilmente a tornare in libertà. Poté così recuperare il governo sia di Forlì che di Imola, anche grazie all’appoggio dello zio Ludovico il Moro. Il 30 aprile del 1488 Caterina iniziò il governo di Imola e Forlì in nome del primo figlio maschio, Ottaviano, legittimo erede del principato. Nel 1494 scoppiò un conflitto tra Ducato di Milano e Regno di Napoli. Caterina inizialmente si mantenne in posizione neutrale. Poi scelse di sostenere il Re di Napoli, ma fu tradita dai partenopei, che al primo attacco dei francesi non la difesero. Si schierò quindi con il Re di Francia, lasciando all’esercito transalpino via libera per raggiungere e conquistare il regno di Napoli.