Bentivoglio

Bentivoglio - Storia Rinascimentale

Furono signori della città di Bologna, fra alterne vicende e spesso in contrasto con il potere papale, dal 1401 al 1506. La presenza della famiglia nella città emiliana è attestata per la prima volta nel 1323, imparentandosi sin dall’inizio con alcune antiche famiglie bolognesi che detenevano il governo della città per mezzo del collegio degli Anziani. Il Carrati, nelle sue genealogie, conservate nella biblioteca dell’Archiginnasio, ne menziona il legame con la famiglia dalle Olle. La supremazia della famiglia iniziò nel 1401 dopo la cacciata del Legato Pontificio, quando Giovanni I Bentivoglio si alleò con i Visconti di Milano e divenne Signore di Bologna. Giovanni I Bentivoglio perse la vita il 26 giugno 1402 nella Battaglia di Casalecchio contro l’esercito del duca di Milano Gian Galeazzo Visconti e dei suoi alleati, tra i quali i Gonzaga di Mantova. Quando in città si riaccesero le discordie tra le famiglie Bentivoglio e Canetoli, Anton Galeazzo Bentivoglio, figlio di Giovanni I e che come il padre aspirava a conquistare la signoria della città, riuscì a fare cacciare i Canetoli i quali però, con l’appoggio del Papa, lo costrinsero all’esilio.

Diversi esponenti della famiglia, in seguito, seguirono la stessa sorte (tra cui Annibale I Bentivoglio, figlio naturale di Anton Galeazzo). Il 19 maggio del 1454 Sante, cugino di Giovanni II e allevato alla corte dei Medici, sposò Ginevra Sforza. Questo fu un matrimonio di grande importanza perché unì due famiglie potenti: i Bentivoglio e gli Sforza (signori di Milano). Quando morì Sante, nel 1463, i Bentivoglio erano già saldamente al potere.

Alla morte di Sante, Giovanni II, a soli 20 anni, divenne il primo cittadino di Bologna. La sua Signoria fu atipica in quanto, pur non avendone il titolo, riuscì a diventare più che signore in una Bologna governata da un’oligarchia senatoria, dal rappresentante del papa e dalle più forti famiglie della città.

Nel 1464 sposò la vedova Ginevra, che amò per tutta la vita. La politica di Giovanni fu molto abile: trasformò le lotte in matrimoni, mantenne buoni rapporti con il papato, gli Sforza, i Medici e l’Imperatore e strinse legami con le più importanti famiglie italiane.

Nel 1488 il clima di pace e di concordia voluto da Giovanni II fu spezzato dalla congiura dei Malvezzi. Essi, un tempo amici, avevano tramato per uccidere tutti i Bentivoglio. Quando la congiura venne scoperta, la vendetta fu crudele: i Malvezzi vennero tutti uccisi, incarcerati o esiliati. Dopo questo episodio, nella città tornò la calma; vi furono giorni di gioia, feste, tornei, matrimoni e liete riunioni. Da questo momento però Giovanni perse la fiducia che aveva sempre avuto nei Bolognesi, non uscì più da solo e senz’armi, e fece costruire di fianco al palazzo una torre gigantesca, bellissima, con ricchi e decorati ambienti, alla cui sommità fu posta una pesante campana. La scossa di terremoto del 1505 la lesionò così gravemente che si pensò di abbatterla. Questa torre fu un segno di grandezza, ma allo stesso tempo di paura e insicurezza.

A Roma, i Malvezzi e i Marescotti scampati alla strage chiedevano insistentemente giustizia a Giulio II, affinché liberasse Bologna dalla tirannide dei Bentivoglio; il papa ordinò ai membri di questa famiglia di lasciare la città, ma Giovanni commise il grave errore di non voler obbedire. Di fronte alle truppe pontificie che avanzavano, egli si ritirò a Milano assieme a familiari e parenti, dove i Francesi gli garantirono protezione. Una settimana dopo, il papa entrava trionfalmente a Bologna, lasciando quasi immutata la forma di governo della città. Partito Giulio II da Bologna, cominciarono però le congiure per far ritornare i Bentivoglio. I figli di Giovanni II arruolarono un esercito, ma furono battuti a Casalecchio. Giovanni fu imprigionato a Milano, giudicato e poi assolto. Egli, saputo del disastro, scrisse una lettera a Ginevra, la quale non seppe sopravvivere a tanta sventura e morì il 16 maggio 1507. Giovanni II morì a sua volta nel febbraio 1508 e fu sepolto nel monastero Maggiore di Milano.

Nel 1511 Annibale II Bentivoglio, figlio di Giovanni, tentò nuovamente – questa volta con successo – di riprendere Bologna, divenendone signore sotto il protettorato dei francesi. Annibale riuscì a resistere all’assedio lanciato del viceré di Napoli Raimondo di Cardona, grazie al supporto di Gastone di Foix. Una nuova insurrezione dei bolognesi e il ripiegamento francese costrinsero Annibale II a lasciare Bologna. Alla morte di Giulio II nel 1513 Annibale tentò nuovamente di riottenere il controllo su Bologna, ma senza successo. Un ultimo tentativo di riprendere la signoria bolognese fu intrapreso da Annibale nel 1522, con un attacco respinto però dalle difese della città.

Con la cacciata dei Bentivoglio, Bologna rimase per quasi tre secoli (fino al termine del Settecento) stabilmente inglobata nello stato della Chiesa.